Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Eminenza, caro Padre grazie della sua visita, a nome di tutta la comunità parrocchiale. Volevo fare un discorso a braccio ma poi mi sono convinto a scrivere poche righe, prima di tutto per dirle grazie di essere tra di noi.
Lei si trova sotto una tenda che abbiamo costruito nel settembre del 2007, le feci vedere il progetto a giugno dello stesso anno, ma Lei non aveva mai visto la sua realizzazione. La nostra chiesa parrocchiale è una prestigiosa cappella del settecento napoletano, costruita nel 1752 dall’avvocato Sorge, in questa zona meravigliosa denominata Miglio d’Oro. Le più belle ville vesuviane del 700 napoletano sono nel territorio della Parrocchia.
La piccola cappella è intitolata alla madonna del Pilar, in quanto l’avvocato Sorge pensò di donare alla Regina una somma cospicua di denaro per costruire la cappella accanto alla villa denominata “la Favorita”, dove ella risiedeva durante l’estate con i suoi figli.
Nel 1930 diventa parrocchia, ma resta una cappella. Dopo il terremoto degli anni 80 inizia una grande speculazione edilizia, e questa zona diventa l’ultimo territorio dove è stato possibile costruire case e palazzi. La zona si popola, molti vengono dalla città limitrofe, Portici e Torre del greco. Il parroco mio predecessore, don Giuseppe Clemente, resta in questa parrocchia per ben 46 anni, vive l’impulso del Concilio, organizza la catechesi per i fanciulli, i giovani, gli adulti, e l’azione cattolica, deve combattere con la presenza di ben due campi per terremotati, che portano nella zona situazioni di disagio e di violenza. Ma nel 1999 dà le dimissioni per motivi di salute e nel giugno del 2000, con una nomina datata 18 maggio, compleanno di Giovanni Paolo II divento parroco di questa comunità.
Questa comunità, bella, giovane piena di entusiasmo. Quanta fede, quanta bontà, quanta fiducia e senso di essere Chiesa, nonostante la precarietà del tempio, che in poco tempo non riusciva più a contenerci.
Abbiamo celebrato le messe domenicali, quelle di Natale e di Pasqua all’aperto tra le intemperie, il freddo e la neve, nei locali dei ristoranti e nell’auditorium di una scuola presente sul nostro territorio. Da questa testimonianza di fede del popolo ho ricevuto forza per andare avanti, non mi sono mai fermato, ho iniziato a sognare.
Ed ora eccoci in questo luogo. Un centro polisportivo costruito dal comune di Ercolano, su un cimitero della camorra; un centro che è stato solo vandalizzato e distrutto da qualcuno che non voleva intrusioni per i propri traffici illeciti, dalla droga alla violenza.
Nel 2003 Ercolano è devastata da continui omicidi, non c’è pace nelle nostre strade, il popolo è impaurito. A pochi passi dalla parrocchia uccidono due persone pregiudicate. Pensammo di riappropriarci del territorio, le scuole e le parrocchie dovevano stare per strada, raccogliere i ragazzi, dare loro istruzione, fede, la possibilità di lavoro.
Il comune ci affida questo luogo, ma bisognava risanarlo. Riusciamo a trovare i fondi, la Provvidenza che sin da giovane seminarista mi ha accompagnato, non mi abbandona nemmeno questa volta. Riusciamo a raccogliere la cifra di 600 mila euro. Il valore di tutta questa opera compresa la tenda. La città di Ercolano resta devastata dalla presenza della camorra, sul territorio insiste un muro invisibile che la divide in due. Si dividono le famiglie, i giovani in un assurdo e violento scenario che li vede coinvolti come protagonisti. Solo ricreando unità con le altre parrocchie, con le scuole sarà possibile tentare una resistenza a coloro che vogliono fare del male e della violenza la loro bandiera. In questi anni sono cambiate tante cose, abbiamo realizzato molto. Sono rimasto nonostante i progetti e i sogni vengono continuamente attaccati dalla mala pianta della calunnia e della divisione.
Le presento allora questa comunità! Aspettavano da tempo il loro vescovo. Oggi aspettano parole di speranza. Ci sono le giovani coppie, le giovani famiglie, i bambini, i ragazzi, i giovani, gli adulti e gli anziani, abbiamo camminato sempre insieme. Soprattutto quando in questi anni la morte è venuta a bussare nella nostra comunità, nelle nostre famiglie. Papà, mamme, amici giovani, giovani ragazzi tranciati nella loro giovinezza. La morte, vissuta alla luce della fede, ha rinsaldato rapporti di amicizia, ha creato iniziative dove la vita veniva annunciata come eterna e non sconfitta dalla morte. Vorrei aggiungere tante cose, farle conoscere le nostre iniziative, tra cui la mensa per i ragazzi definiti minori a rischio, in cui si evince una comunità che, nonostante i suoi limiti e i suoi difetti, annuncia nella vita di ogni giorno la speranza di Cristo Risorto.
Nel vangelo di oggi Gesù ci dice: “il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”, per questo attendiamo gioiosi, le sue preziose indicazioni e consigli che lei, paternamente, vorrà suggerirci; fiduciosi di saper organizzare e rafforzare la Carità, per essere vicini ai giovani, alle famiglie, ai deboli, a tutti i fratelli. Eminenza, le chiediamo di stare a fianco di ognuno di noi per guidarci, amarci, sostenerci nelle difficoltà che incontreremo strada facendo per condurci passo dopo passo sulla strada dell’Amore quella che, porta al Risorto.
Il Signore Padre buono, che ha dato alla Chiesa di Napoli un pastore vicino alla sua gente, le doni di ripartire rinfrancato da questa visita. Si! Siamo tutti con lei. A noi comunità in cammino, il Signore ci doni sapienza e umiltà di cuore per ritornare nelle nostre famiglie, come i discepoli di Emmaus, per raccontare quello che i nostri occhi hanno visto, quello che il nostro cuore ha percepito, per rinvigorire la missione, per sanare i cuori affranti, per continuare a dire ancora una volta insieme: “”NOI SPERIAMO!””
Eminenza, la comunità del Pilar, la mia persona, il vicario parrocchiale don Ciro, le porge il proprio affetto di figli. Supplico la Vergine Maria, che noi invochiamo con il titolo di Santa Maria del Pilar, di accompagnarla lungo le strade della vita e proteggere il Suo santo episcopato.
Caro padre, le vogliamo bene!!
Caro Pasquale, questa volta non ti scrivo per chiedere consiglio o raccontarti i nostri problemi (e ce ne sarebbero cose da raccontare in questo periodo…..) ma voglio, con te, fare alcune considerazioni relative alla scorsa domenica ed, in particolare, alla S. Messa celebrata dal cardinale Crescenzio Sepe.
Ho provato ad avvicinarmi all’altare alla fine della celebrazione ma, vista la calca e la sopratutto l’insistenza dei miei bambini per andare sulle giostre, non ho avuto modo di dirti di persona le cose che ti sto scrivendo. Tra i numerosi aspetti della celebrazione (la presenza del cardinale nella nostra tenda, la gente che numerosa - come sempre - ha mostrato affetto per te ed apprezzamento per quello che fai per la parrocchia, ecc.) quello che mi ha colpito di più è stata la semplicità e l’umiltà che hai dimostrato.
In particolare mi riferisco al breve ma intenso discorso introduttivo che hai letto; in quel discorso avresti potuto – e forse a parere di qualcuno dovuto – ricordare al cardinale (tuo superiore) quello che sei stato in grado di fare per la comunità del Pilar, come avrebbe fatto chiunque al posto tuo con il suo superiore.
Invece hai usato il poco tempo che ti eri concesso per ringraziare don Giuseppe Clemente (che io stesso da bambino ho avuto modo di apprezzare) e quello che la comunità ha fatto. Mentre ti sentivo parlare mi dicevo: ecco, ora ricorderà quello che in così poco tempo è riuscito a fare per questa comunità; e invece niente.
Niente dell’impegno che hai profuso per i bambini a rischio, per i giovani, per gli anziani; niente di quelle parole che dal cuore hai elargito a tutti noi nei momenti di difficoltà. E così mi hai nuovamente stupito; ma questa volta non lo hai fatto con la parola, con il consiglio, con il conforto. Lo hai fatto restando in disparte, usando il silenzio e non esaltando le cose esaltanti che hai fatto.
E questo silenzio, ti posso assicurare, a me è servito più di tanti insegnamenti. Spero che questo breve messaggio possa contribuire a darti forza per continuare a fare quello che da venti anni fai con AMORE. Un saluto affettuoso. Antonio