Di Admin (del 07/12/2011 @ 17:38:05, in Articolo, linkato 2858 volte)
”Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa.» Ecco cosa risponde, ecco cosa dice di sé: sono voce. Non sono il protagonista, sono solo la voce del narratore. Una voce che cerca di essere forte, ma che può restare inascoltata. Sono solo una voce e se, intorno a me, c’è il deserto della disattenzione, può anche non servire a nulla che io pronunci parole di speranza, parole di salvezza, parole di vita. Non importa se non vengo ascoltato: proclamo ugualmente il mio annuncio, perché questa è la missione che Dio mi ha affidato. Sono la voce che grida al mondo per ricordare che ormai è vicina la venuta del vero Messia, sono la voce che prepara all’incontro con Lui, sono la voce che ve lo indicherà, perché possiate trovarlo. Se ci pensiamo un attimo, tutto questo, in effetti, avverrà esattamente il giorno dopo gli avvenimenti narrati dall’evangelista Giovanni nel brano di oggi: tra la folla sulle rive del Giordano si presenterà anche Gesù per farsi battezzare; lì lo incontreranno Andrea e Giovanni che si metteranno a seguirlo spinti dalle parole del Battista, e da quel momento, con quei primi discepoli, comincerà la missione da Rabbi del giovane Gesù. Credo che tutti noi abbiamo proprio tanto da imparare da Giovanni Battista. Da lui impariamo l’umiltà della verità: a non cercare di mostrarci diversi da quelli che siamo, a non preoccuparci dell’opinione della gente, ma a rispondere solo la verità. Gesù, di questo suo cugino, ha detto che è speciale, specialissimo. Il Maestro e Signore è arrivato a dire che tra gli uomini e i profeti inviati da Dio, nessuno è più grande di Giovanni. Proprio Giovanni Battista, perché non si mette in mostra e che non vuole in alcun modo fare ombra alla verità. Per questo è un modello, un esempio per ciascuno di noi. Ma proseguiamo; da lui impariamo ad essere veri testimoni: pronti a farci voce per l’annuncio di Dio. Testimoni che non hanno timore di proclamare la parola del Signore. Da lui impariamo a vivere ogni giorno della vita come attesa e preparazione. Tutta la missione di Giovanni Battista è rivolta essenzialmente a questo: prepararsi e aiutare gli altri a prepararsi per non sciupare l’occasione dell’incontro con Dio, per non perderla, distratti da altre cose meno importanti. È l’atteggiamento fondamentale della vita di ogni cristiano: essere in attesa dell’incontro faccia a faccia con Dio, che avverrà alla fine del nostro cammino nel tempo, quando entreremo anche noi nel Regno dell’eternità. Ma è pure l’atteggiamento migliore per questi giorni di Avvento che ci conducono al Natale, quando celebreremo l’incontro stupendo tra Dio e l’umanità, nel sorriso del Bambino Gesù.
Di Admin (del 31/01/2013 @ 19:43:28, in messaggi, linkato 2425 volte)
Abbiamo tutti provato la gioia di sentirci chiamare per nome, magari da qualcuno che è imporatnte per la nostra storia e la nostra vita. Chissà che gioia. Occorre imparare molti nomi, ma molto spesso è più comodo rimanere con i quattro amici che già conosciamo, senza mai ancdare oltre. CHI-AMARE!! Ma ci pensiamo mai che qualcuno sta aspettando solo che noi lo chiami-amo per nome per cambiare la propria vita? Proprio come Zaccheo che si sente chiamare, con una voce piena di benvolenza e di accoglienza, senza giudizio.
Di Admin (del 03/12/2013 @ 16:27:32, in Articolo, linkato 2055 volte)
Le hai rivelate ai piccoli
Quando si è bambini ci si appoggia ai grandi, ai genitori in genere, perché nei grandi si trova sicurezza. Quando si è ragazzini si sogna di crescere in fretta per poter avere quello che hanno i più grandi: il motorino e una certa indipendenza. Quando si hanno 18 anni si desidera arrivare in fretta ad essere adulti per poter essere liberi, guadagnare i propri soldi, stare col proprio partner. Poi, ad un certo momento, non si desidera più “diventare grandi” ma “restare grandi”, non invecchiando per non dover tornare a quella situazione di dipendenza dagli altri propria di quando si era piccoli. Ciò che spaventa di più nell’età anziana è la perdita dell’autosufficienza, propria della condizione di chi è “grande”. Insomma, sembra che la condizione di piccolezza sia il nostro incubo. Eppure in certi momenti sperimentiamo quanto è bello tornare piccoli, come può essere farsi coccolare in un abbraccio amoroso o stare in pace senza essere sempre al centro dell’attenzione o defilarsi, facendosi piccoli, quando le responsabilità ci schiacciano. Gesù esulta perché si accorge che la condizione di piccolezza permette di ricevere dei doni da Dio: i “piccoli” del Vangelo sono quelli che pur essendo adulti non si vergognano di essere aperti alla novità del Vangelo, allo stupore di una salvezza che arriva gratis a chi si abbandona nelle braccia del Signore.
Di Admin (del 04/12/2013 @ 16:11:26, in Articolo, linkato 1964 volte)
Quanti pani avete? (Mt 15)
Partire da ciò che si è. Da ciò che si ha. Quanti pani avete? Si parte sempre da dove sono le persone, non da dove siamo noi. Gesù lo sa. Si moltiplica solo quello che abbiamo il coraggio di lasciare, e qualche volta anche di perdere. Potrebbe fare per noi ma non ci salverebbe. Vuole il nostro coinvolgimento. Radicale. Noi invece ci sostituiamo alle persone per aiutarle nella speranza che possano poi fare senza di noi. Con i figli facciamo lo stesso. A volte facciamo per loro le cose che sanno anche fare da soli. E finiscono per disimparare anche quelle. E’ una legge della vita: si impara osservando ma senza l’esperienza personale non c’è apprendimento. Non c’è cambiamento. Quanti pani avete? Quello che siete è già tutto quello che serve, sembra dire Gesù, ma va liberato, offerto.
Di Admin (del 05/12/2013 @ 21:05:41, in Articolo, linkato 2110 volte)
Colui che fa la volontà del Padre mio (Mt 7)
Qualche volta ho l’impressione che la mia vita sia uno tsunami di impegni, desideri e attese di altri su di me. E, invece, a me piacerebbe che essa fosse armonia e ordine, come lo sono le parole musicate di una canzone. Affronterei le mie giornate come ripetendo agili parole imparate a memoria. E, invece, ormai da tempo ripeto le stesse povere parole: ‘Signore, Signore’. Chissà che prima o poi si faccia vivo e mi dica una volta per tutte cosa vuole da me. Chiedo istruzioni per l’uso. Che c’entra, allora, la casa sulla roccia? Secondo questa immagine, infatti, la volontà del Padre è il prodotto del sapiente lavoro di un artigiano che scava la dura roccia, getta fondamenta, posiziona mattoni e, progressivamente, dà forma ad una casa, nella quale entrare per abitare con agio. Può essere che il Padre non mi chieda di ripetere, ma piuttosto di costruire la mia vita con passione, fantasia e creatività?