Di Admin (del 13/12/2013 @ 16:06:57, in Eventi, linkato 2785 volte)
Abbiamo suonato e non avete ballato (Mt 11)
Già ne aveva fatto esperienza Giovanni il Battezzatore. Ora anche Gesù sperimenta la frattura crescente con la sua gente e il sospetto ostile delle autorità. Qui prende le forme del rifiuto ostinato a ogni proposta di entrare in gioco: per via di pianto, condividendo il dolore, o per via di danza, condividendo la gioia. Hanno guardato senza vedere, sentito senza ascoltare, senza capire. Gesù è un “contaminato”, amico dei pubblicani e dei peccatori. Quelli della sua generazione custodiscono con cura la loro purezza e, per non contaminarsi, restano seduti, fuori dal gioco,fuori dalla vita. Perché la vita procede per contaminazione: Gesù con la sua vita piange, ride, gioca, danza, mangia e beve con gli altri: tutto si trasforma per lui in risorsa di condivisione, in partecipazione intima e affettuosa alla vita degli uomini. Non vi è giustizia di Dio più sapiente di questa.
Di Admin (del 12/12/2013 @ 13:45:00, in messaggi, linkato 2767 volte)
Il più piccolo è più grande (Mt 11)
Il Regno è vicino. E’ proprio lì a pochi centimetri da me, aspetta che io l’afferri. Fermati, chiudi gli occhi e fai un respiro profondo. Riaprili. E’ ancora lì. Non è più da cercare, semplicemente da accogliere. Ma allora perché continuo a cercarlo? Perché non ci credo?Ho paura. Basta un attimo, fidati. L’attimo che ci vuole per allargare le braccia e stringerci in un abbraccio, l’attimo di un bacio, l’attimo di una buona notizia sussurrata all’orecchio, l'atimo di una canzone dedicata. Forse tutta questa semplicità mi disorienta. No, non può essere vero… eppure Tu mi dici proprio questo: anche il più piccolo che ti ha accolto è diventato il più grande tra tutti i cercatori. Sì è proprio così. Ma come si fa ad accoglierTi? Ecco! Questo è il punto: forse non tanto una questione di fare ma prima di tutto di essere. Essere in ascolto. Non avere paura. Non temere. La speranza si compie nelle piccole cose. Non è da desiderare, da attendere..ma è già!!
Di Admin (del 11/12/2013 @ 16:20:58, in Articolo, linkato 2527 volte)
Venite a me voi tutti afficati e oppressi Mt 11, 28-30
Gesù ci accoglie, ci solleva dalle nostre fatiche. Chiunque si rifugia in Lui trova ristoro e cura, riceve ciò di cui ha bisogno, rinasce a nuova vita. Egli capisce le nostre difficoltà. Ci mostra che è possibile trasformare la durezza del giogo in leggerezza. Solo se si è umili di cuore. Solo se cerchiamo ristoro in Lui. Basta davvero poco per vincere, basta imitare Gesù. Con Lui come guida tutto è possibile, tutto si può fare, anche i pesi più insopportabili. Prendere il giogo di Gesù con la promessa di tranquillità significa abbandonarsi alla fiducia in Colui che si propone personalmente per accompagnare e allievare i nostri giorni. Attendere la tranquillità e la pace...grazie a Lui che viene...nonostante tutto!!
Di Admin (del 09/12/2013 @ 13:42:24, in Articolo, linkato 2589 volte)
Is 35,1-10 e Lc 5,17-26
Il mondo è un deserto che attende la vita. Molte volte ci sentiamo deboli e ci scoraggiamo facilmente, abbiamo ginocchia vacillanti e mani fiacche. Ma l'annuncio del profeta ridesta la speranza di ogni uomo a tal punto da scuotere il deserto. Anche nel vangelo di oggi risuona un grido di SPERANZA: Alzati e cammina!! Questo invito non è solo per il paralitico, ma per ogni uomo che nella tristezza e nella sofferenza del dolore ha perso la speranza. La paralisi blocca le nostre esistenze. ci rende incapaci in tutto, soprattutto frena le nostre aspirazioni, progetti, sogni. Ci blocca il cuore.E' un circolo vizioso e pericoloso:la tristezza genera scontetezza, e la delusione genera passività. Cristo viene a svegliarci: Alzati e cammina!
Di Admin (del 06/12/2013 @ 18:58:53, in Articolo, linkato 2383 volte)
Matteo 9, 27-31
Da lui non ci si può aspettare nulla!! Frase sentita molte volte. terribile e insana chiusura. in nome di che cosa mi faccio giudice e maestro? una persona può essere ridotta a un atto malevole? attendere che sorga la luce, la bontà, il cambiamento è un atto di fiducia e di amore. se non sono capace di uno sguardo benevolo, forse ho perso la mia umanità. che ridiventiamo aperti all'opera della bontà in noi e attraverso di noi...
Di Admin (del 05/12/2013 @ 21:05:41, in Articolo, linkato 2108 volte)
Colui che fa la volontà del Padre mio (Mt 7)
Qualche volta ho l’impressione che la mia vita sia uno tsunami di impegni, desideri e attese di altri su di me. E, invece, a me piacerebbe che essa fosse armonia e ordine, come lo sono le parole musicate di una canzone. Affronterei le mie giornate come ripetendo agili parole imparate a memoria. E, invece, ormai da tempo ripeto le stesse povere parole: ‘Signore, Signore’. Chissà che prima o poi si faccia vivo e mi dica una volta per tutte cosa vuole da me. Chiedo istruzioni per l’uso. Che c’entra, allora, la casa sulla roccia? Secondo questa immagine, infatti, la volontà del Padre è il prodotto del sapiente lavoro di un artigiano che scava la dura roccia, getta fondamenta, posiziona mattoni e, progressivamente, dà forma ad una casa, nella quale entrare per abitare con agio. Può essere che il Padre non mi chieda di ripetere, ma piuttosto di costruire la mia vita con passione, fantasia e creatività?
Di Admin (del 04/12/2013 @ 16:11:26, in Articolo, linkato 1962 volte)
Quanti pani avete? (Mt 15)
Partire da ciò che si è. Da ciò che si ha. Quanti pani avete? Si parte sempre da dove sono le persone, non da dove siamo noi. Gesù lo sa. Si moltiplica solo quello che abbiamo il coraggio di lasciare, e qualche volta anche di perdere. Potrebbe fare per noi ma non ci salverebbe. Vuole il nostro coinvolgimento. Radicale. Noi invece ci sostituiamo alle persone per aiutarle nella speranza che possano poi fare senza di noi. Con i figli facciamo lo stesso. A volte facciamo per loro le cose che sanno anche fare da soli. E finiscono per disimparare anche quelle. E’ una legge della vita: si impara osservando ma senza l’esperienza personale non c’è apprendimento. Non c’è cambiamento. Quanti pani avete? Quello che siete è già tutto quello che serve, sembra dire Gesù, ma va liberato, offerto.
Di Admin (del 03/12/2013 @ 16:27:32, in Articolo, linkato 2054 volte)
Le hai rivelate ai piccoli
Quando si è bambini ci si appoggia ai grandi, ai genitori in genere, perché nei grandi si trova sicurezza. Quando si è ragazzini si sogna di crescere in fretta per poter avere quello che hanno i più grandi: il motorino e una certa indipendenza. Quando si hanno 18 anni si desidera arrivare in fretta ad essere adulti per poter essere liberi, guadagnare i propri soldi, stare col proprio partner. Poi, ad un certo momento, non si desidera più “diventare grandi” ma “restare grandi”, non invecchiando per non dover tornare a quella situazione di dipendenza dagli altri propria di quando si era piccoli. Ciò che spaventa di più nell’età anziana è la perdita dell’autosufficienza, propria della condizione di chi è “grande”. Insomma, sembra che la condizione di piccolezza sia il nostro incubo. Eppure in certi momenti sperimentiamo quanto è bello tornare piccoli, come può essere farsi coccolare in un abbraccio amoroso o stare in pace senza essere sempre al centro dell’attenzione o defilarsi, facendosi piccoli, quando le responsabilità ci schiacciano. Gesù esulta perché si accorge che la condizione di piccolezza permette di ricevere dei doni da Dio: i “piccoli” del Vangelo sono quelli che pur essendo adulti non si vergognano di essere aperti alla novità del Vangelo, allo stupore di una salvezza che arriva gratis a chi si abbandona nelle braccia del Signore.
Di Admin (del 31/01/2013 @ 19:43:28, in messaggi, linkato 2423 volte)
Abbiamo tutti provato la gioia di sentirci chiamare per nome, magari da qualcuno che è imporatnte per la nostra storia e la nostra vita. Chissà che gioia. Occorre imparare molti nomi, ma molto spesso è più comodo rimanere con i quattro amici che già conosciamo, senza mai ancdare oltre. CHI-AMARE!! Ma ci pensiamo mai che qualcuno sta aspettando solo che noi lo chiami-amo per nome per cambiare la propria vita? Proprio come Zaccheo che si sente chiamare, con una voce piena di benvolenza e di accoglienza, senza giudizio.
Di Admin (del 07/12/2011 @ 17:38:05, in Articolo, linkato 2855 volte)
”Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa.» Ecco cosa risponde, ecco cosa dice di sé: sono voce. Non sono il protagonista, sono solo la voce del narratore. Una voce che cerca di essere forte, ma che può restare inascoltata. Sono solo una voce e se, intorno a me, c’è il deserto della disattenzione, può anche non servire a nulla che io pronunci parole di speranza, parole di salvezza, parole di vita. Non importa se non vengo ascoltato: proclamo ugualmente il mio annuncio, perché questa è la missione che Dio mi ha affidato. Sono la voce che grida al mondo per ricordare che ormai è vicina la venuta del vero Messia, sono la voce che prepara all’incontro con Lui, sono la voce che ve lo indicherà, perché possiate trovarlo. Se ci pensiamo un attimo, tutto questo, in effetti, avverrà esattamente il giorno dopo gli avvenimenti narrati dall’evangelista Giovanni nel brano di oggi: tra la folla sulle rive del Giordano si presenterà anche Gesù per farsi battezzare; lì lo incontreranno Andrea e Giovanni che si metteranno a seguirlo spinti dalle parole del Battista, e da quel momento, con quei primi discepoli, comincerà la missione da Rabbi del giovane Gesù. Credo che tutti noi abbiamo proprio tanto da imparare da Giovanni Battista. Da lui impariamo l’umiltà della verità: a non cercare di mostrarci diversi da quelli che siamo, a non preoccuparci dell’opinione della gente, ma a rispondere solo la verità. Gesù, di questo suo cugino, ha detto che è speciale, specialissimo. Il Maestro e Signore è arrivato a dire che tra gli uomini e i profeti inviati da Dio, nessuno è più grande di Giovanni. Proprio Giovanni Battista, perché non si mette in mostra e che non vuole in alcun modo fare ombra alla verità. Per questo è un modello, un esempio per ciascuno di noi. Ma proseguiamo; da lui impariamo ad essere veri testimoni: pronti a farci voce per l’annuncio di Dio. Testimoni che non hanno timore di proclamare la parola del Signore. Da lui impariamo a vivere ogni giorno della vita come attesa e preparazione. Tutta la missione di Giovanni Battista è rivolta essenzialmente a questo: prepararsi e aiutare gli altri a prepararsi per non sciupare l’occasione dell’incontro con Dio, per non perderla, distratti da altre cose meno importanti. È l’atteggiamento fondamentale della vita di ogni cristiano: essere in attesa dell’incontro faccia a faccia con Dio, che avverrà alla fine del nostro cammino nel tempo, quando entreremo anche noi nel Regno dell’eternità. Ma è pure l’atteggiamento migliore per questi giorni di Avvento che ci conducono al Natale, quando celebreremo l’incontro stupendo tra Dio e l’umanità, nel sorriso del Bambino Gesù.